TORNA ALLA COMUNITA’ LA STATUA TARDO-SETTECENTESCA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE, CUSTODITA NELLA CHIESA S.NICOLA DI BARI DI CHIUSA SCLAFANI

Palermo, 24 novembre 2007 – Un anno di lavori per riportare allo splendore originario la statua dell’Immacolata Concezione, simbolo della devozione della comunità di Chiusa Sclafani. L’esito degli interventi, finanziati in gran parte dell’assessorato ai Beni culturali della Provincia, guidato da Giuseppe Colca, è stato presentato il 25 novembre nella chiesa San Nicola di Bari, ‘Matrice’ di Chiusa, dove l’opera è custodita, fra alterne vicende, da oltre due secoli.
In programma, un convegno dedicato al culto dell’Immacolata, con un intervento dell’arcivescovo di Monreale, monsignor Salvatore Di Cristina. Al termine, il presidente della Provincia, Francesco Musotto e l’assessore Giuseppe Colca, con il sindaco Francesco Di Giorgio, il parroco don Filippo Lupo, lo storico Antonino Marchese e l’architetto Lucia Bondì, progettista e direttore dei lavori, hanno presentato al pubblico la statua recuperata. E’ stata celebrata una messa, con la cerimonia solenne di incoronazione del simulacro per suggellarne il ritorno alla comunità. 
“Abbiamo accolto ancora una volta la richiesta di una comunità locale – spiega il presidente Musotto – rappresentata dal parroco don Lupo. L’amministrazione di palazzo Comitini conferma dunque la sua attenzione verso il patrimonio storico e monumentale, superando le logiche delle competenze e puntando invece ad un recupero del valore artistico e della memoria popolare, perno dello spirito di appartenenza e di identità che unisce il territorio”.
L’Immacolata fu eseguita nel 1786 dallo scultore di scuola napoletana, Gaspare Castelli. Alta 170 cm, realizzata interamente in legno di tiglio policromo, la statua presentava notevoli danni, dovuti al tempo e a condizioni di conservazione approssimative: la permanenza per decenni nella chiesa chiusa dopo il terremoto del ’68 (e riaperta solo nell’86), le infiltrazioni piovane che penetravano dal soffitto, l’incuria avevano provocato evidenti lesioni sulla parte sinistra, lacune nella superficie cromatica, incrostazioni di polveri sottili e residui di fumo. Il restauro è stato dunque pressocchè totale,  per ricostruire le parti mancanti e risanare gli elementi recuperabili.
“Sulla scorta degli interventi nelle chiese di San Domenico, dei Leoni e di S.Maria di Monserrato a Palermo, e dopo il recupero, in via di definizione, della chiesa delle Anime Sante di Bagheria e di quella di San Nicola, a Termini – dice l’assessore Colca – la Provincia ha deciso di investire anche sul recupero di singole opere d’arte. I lavori a Chiusa Sclafani rientrano infatti in un progetto molto più ampio, che abbraccia  tredici comuni, nella convinzione che il nostro territorio è ricchissimo di tesori nascosti, poco conosciuti, ma anche per questo tanto più affascinanti e tutti da scoprire”.
Curiosa e interessante è la storia che le cronache locale tramandano – pur tra molte lacune – a proposito della realizzazione della statua del Castelli. Secondo la documentazione raccolta solo recentemente dallo storico Antonino Marchese, infatti, pare che all’origine ci fosse una sorta di competizione fra ordini religiosi: da una parte i frati francescani del convento di Sant’Antonio, storicamente devoti all’Immacolata; dall’altra la ‘collegiata’ di sacerdoti di Chiusa, che aspirava a diventare depositaria del culto. Intorno al 1780, quindi, pochi anni dopo la demolizione della vecchia Matrice in stile gotico e l’inizio della costruzione della nuova, la ‘collegiata’ commissionò a Castelli la realizzazione di un’imponente scultura da dedicare all’Immacolata.
La chiesa fu completata solo nel 1853, e – nonostante i danni del terremoto, la chiusura ventennale e un lungo oblio – oggi l’edificio è il fulcro della devozione dei chiusesi, con la sua bella facciata neoclassica-pompeiana e i pregevoli stucchi di Bernardo Sesta di Serradifalco.