Palermo 13 marzo 2013 – L’Unione regionale province siciliane presenta le proprie proposte sul futuro delle Province in Sicilia. Il Presidente dell’Urps Giovanni Avanti, Presidente della Provincia regionale di Palermo, ha illustrato nel corso di una conferenza stampa il disegno di legge che prevede un nuovo assetto dellattuale ente intermedio in Sicilia, in alternativa allabolizione e alla costituzione dei liberi consorzi dei comuni come previsto dal disegno di legge del Governo regionale.
Alla conferenza stampa hanno partecipato Antonio Saitta, Presidente dellUnione delle Province Italiane (Presidente della Provincia di Torino), la professoressa Ida Nicotra, ordinario di diritto costituzionale allUniversità di Catania, i Presidenti e commissari straordinari delle nove Province siciliane, i Presidenti dei nove consigli provinciali, consiglieri provinciali e deputati regionali.
LUnione delle Province siciliane afferma Avanti – ha presentato una proposta legislativa che prevede la riforma delle Province attraverso quattro punti principali: la conferma dellelezione diretta del Presidente e del Consiglio, un taglio del 50% del numero di assessori e consiglieri, una rivisitazione organica delle competenze fra Regione,Comuni e Province, laccorpamento in capo alle Province di tutta una serie di enti e carrozzoni inutili, dagli Ato, agli Iacp fino ai Consorzi di Bonifica che costano alla Regione 50 milioni di euro lanno. Una proposta ragionevole, frutto di studi e di analisi che si pone in armonia con lintero sistema degli enti locali siciliani, evitando decisione prese sullonda dellemotività e di spinte varie che rischiano di avere pesanti conseguenze sui cittadini e sulla finanza pubblica negli anni a seguire.
LUnione province siciliane critica nel merito listituzione dei Liberi consorzi di comuni. La proposta del Governo regionale afferma Avanti – porterebbe ad aumentare in misura esponenziale il nascere di nuovi soggetti giuridici. Verrebbero istituiti infatti più liberi consorzi dei comuni rispetto alle attuali nove province con aggravio dei costi. A parte il fatto che i liberi consorzi dei comuni già esistono e non sono altro che le attuali Province regionali così come definite dalla legge regionale 9 del 1986 e alle quali i comuni siciliani hanno aderito con delibera dei rispettivi consigli comunali. Nel 1986 il legislatore regionale mantenne la dizione Province per rimanere nellambito del dettato costituzionale che prevede appunto le Province. Labolizione presenta quindi a nostro avviso profili di incostituzionalità. La legge 9 fra laltro prevedeva listituzione dellarea metropolitana, che avrebbe dovuto comprendere 27 comuni dellhinterland, ma che non è mai stata realizzata proprio per le resistenze della Regione.
LUnione Province siciliane contesta anche labolizione dellelezione diretta Rappresenterebbe sostiene Avanti – una negazione della democrazia, una sorta di restaurazione e di ritorno al passato, che favorirebbe la nomina ai vertici dellente intermedio di rappresentanti scelti dai partiti piuttosto che dai cittadini.
Fra i rilievi posti dallUnione Province anche il fatto che i liberi consorzi dei comuni non potrebbero per esempio attivare alcun tipo di tassazione locale. Sul tappeto inoltre la questione dei rapporti contrattuali, del patrimonio immobiliare delle Province, le competenze sugli istituti superiori che la riforma vorrebbe trasferire ai Comuni che come è noto si trovano in grande difficoltà finanziarie e in qualche caso addirittura in dissesto.
Il Presidente dellUnione Province dItalia Antonio Saitta ha sottolineato come oggi labolizione delle Province è indicata come la soluzione di tutti i mali della finanza pubblica italiana. In realtà le Province rappresentano soltanto l1,3% della spesa nazionale. Sicuramente occorre un processo di rivisitazione degli enti locali, ma questo passa attraverso una ragionamento aperto nel quale confrontare numeri e proposte, pensando ad un alleggerimento dei compiti delle Regioni. Siamo sicuri che il sistema dei consorzi dei comuni e delle città metropolitane sia il migliore ? Oggi le Province, pur con tutti i loro difetti, si sono fatti carico dei piccoli comuni. Cè il rischio con una riforma frettolosa e non ragionata di marginalizzare proprio i piccoli comuni, che sono invece quelli che bisogna sostenere. Sono comunque disponibile ad un confronto con il Presidente Crocetta per un confronto su idee e proposte che vadano in direzione dellorganizzazione di un sistema territoriale condiviso.
Alla conferenza stampa hanno partecipato Antonio Saitta, Presidente dellUnione delle Province Italiane (Presidente della Provincia di Torino), la professoressa Ida Nicotra, ordinario di diritto costituzionale allUniversità di Catania, i Presidenti e commissari straordinari delle nove Province siciliane, i Presidenti dei nove consigli provinciali, consiglieri provinciali e deputati regionali.
LUnione delle Province siciliane afferma Avanti – ha presentato una proposta legislativa che prevede la riforma delle Province attraverso quattro punti principali: la conferma dellelezione diretta del Presidente e del Consiglio, un taglio del 50% del numero di assessori e consiglieri, una rivisitazione organica delle competenze fra Regione,Comuni e Province, laccorpamento in capo alle Province di tutta una serie di enti e carrozzoni inutili, dagli Ato, agli Iacp fino ai Consorzi di Bonifica che costano alla Regione 50 milioni di euro lanno. Una proposta ragionevole, frutto di studi e di analisi che si pone in armonia con lintero sistema degli enti locali siciliani, evitando decisione prese sullonda dellemotività e di spinte varie che rischiano di avere pesanti conseguenze sui cittadini e sulla finanza pubblica negli anni a seguire.
LUnione province siciliane critica nel merito listituzione dei Liberi consorzi di comuni. La proposta del Governo regionale afferma Avanti – porterebbe ad aumentare in misura esponenziale il nascere di nuovi soggetti giuridici. Verrebbero istituiti infatti più liberi consorzi dei comuni rispetto alle attuali nove province con aggravio dei costi. A parte il fatto che i liberi consorzi dei comuni già esistono e non sono altro che le attuali Province regionali così come definite dalla legge regionale 9 del 1986 e alle quali i comuni siciliani hanno aderito con delibera dei rispettivi consigli comunali. Nel 1986 il legislatore regionale mantenne la dizione Province per rimanere nellambito del dettato costituzionale che prevede appunto le Province. Labolizione presenta quindi a nostro avviso profili di incostituzionalità. La legge 9 fra laltro prevedeva listituzione dellarea metropolitana, che avrebbe dovuto comprendere 27 comuni dellhinterland, ma che non è mai stata realizzata proprio per le resistenze della Regione.
LUnione Province siciliane contesta anche labolizione dellelezione diretta Rappresenterebbe sostiene Avanti – una negazione della democrazia, una sorta di restaurazione e di ritorno al passato, che favorirebbe la nomina ai vertici dellente intermedio di rappresentanti scelti dai partiti piuttosto che dai cittadini.
Fra i rilievi posti dallUnione Province anche il fatto che i liberi consorzi dei comuni non potrebbero per esempio attivare alcun tipo di tassazione locale. Sul tappeto inoltre la questione dei rapporti contrattuali, del patrimonio immobiliare delle Province, le competenze sugli istituti superiori che la riforma vorrebbe trasferire ai Comuni che come è noto si trovano in grande difficoltà finanziarie e in qualche caso addirittura in dissesto.
Il Presidente dellUnione Province dItalia Antonio Saitta ha sottolineato come oggi labolizione delle Province è indicata come la soluzione di tutti i mali della finanza pubblica italiana. In realtà le Province rappresentano soltanto l1,3% della spesa nazionale. Sicuramente occorre un processo di rivisitazione degli enti locali, ma questo passa attraverso una ragionamento aperto nel quale confrontare numeri e proposte, pensando ad un alleggerimento dei compiti delle Regioni. Siamo sicuri che il sistema dei consorzi dei comuni e delle città metropolitane sia il migliore ? Oggi le Province, pur con tutti i loro difetti, si sono fatti carico dei piccoli comuni. Cè il rischio con una riforma frettolosa e non ragionata di marginalizzare proprio i piccoli comuni, che sono invece quelli che bisogna sostenere. Sono comunque disponibile ad un confronto con il Presidente Crocetta per un confronto su idee e proposte che vadano in direzione dellorganizzazione di un sistema territoriale condiviso.