Una città per caso, quasi come il suo nome. Monreale, infatti, avrebbe potuto chiamarsi Balharà, il villaggio arabo che era il centro della vita sociale del Monte Caputo. I re normanni, attorno alla fine del 1100, utilizzavano quello straordinario territorio come buen retiro, luogo di riposo dopo le imprese belliche.
Non avevano alcuna intenzione di costruire una città, l’unico intento del re Guglielmo II era quello di far costruire un duomo dedicato alla Madonna che gli era apparsa in sogno rivelandogli il nascondiglio di una ingente eredità paterna.
E quella ingente fortuna, realmente rinvenuta ai piedi di un carrubo dove il sovrano fece il sogno, fu destinata, per grossa parte, alla costruzione di uno dei più suggestivi luoghi sacri del mondo. Dalla costruzione del tempio alla creazione di una comunità residente il passo fu breve. Il luogo fu denominato Monte Reale, proprio perché identificava l’antico territorio dove i re trovavano ristoro. Negli anni le contaminazioni linguistiche hanno determinato la trasformazione in Monreale, nome che in siciliano viene ancora oggi modificato in Murriali.