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Il rebus linguistico di Cefalà Diana e il patto tra il re e il ricco feudatario

La chiave della lingua bizantina appare piuttosto evidente nell’intricato rebus dell’origine del nome di Cefalà Diana. Come nel caso di Cefalù, il nome di questo piccolo borgo sarebbe derivato dalla conformazione a forma di testa – per l’appunto, Kephalè– della rupe su cui poggiava il suo antico castello. Tuttavia, nel caso specifico, a differenza di Cefalù, ci sono altri fattori che concorrono ad accreditare tesi alternative, sempre sulla scia della cultura greco – bizantina.

Sotto il profilo linguistico, giova ricordare che la parola Kephalàs veniva utilizzata per identificare il capo dell’esercito. Non si esclude che i primi gruppi stanziali del territorio avessero legami con la tradizione militare greca.

Inoltre, Chefalà è anche un nome attribuito a una famiglia greca di nobile stirpe. E infine, la radice linguistica Kephal è abbastanza comune nella toponomastica di origine bizantina. Sia come sia, il riferimento alla cultura ellenica appare innegabile.

Ancora più diretto il riferimento a Diana. Si tratta, infatti, del cognome di un duca che acquistò il feudo allora spopolato dall’Opera Pia di Sant’Orsola  e su concessione del re Carlo II, nel 1684, acquisì il titolo nobiliare e l’obbligo di ripopolare il territorio. E, come spesso accadeva, il cognome del feudatario Nicolò finì anche nel nome della sua cittadina.