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Dai Punici sino a Tornatore: scopriamo come è nata Baarìa

Oggi, grazie a Peppuccio Tornatore, non sono pochi a usare il nome Baarìa per identificare Bagheria, italianizzando il nome dal dialetto siciliano. E così il più popoloso dei centri della provincia di Palermo, che sarebbe capoluogo di provincia in qualsiasi altra regione d’Italia, al di là dello Stretto di Messina è conosciuto anche come Baarìa.

Una sorta di omaggio al regista premio Oscar che ha consacrato il suo luogo d’origine con un film che avrebbe meritato un secondo riconoscimento dell’Academy. Ma torniamo al nome: Baarìa altro non è che la semplificazione italiana del termine Bagaria che nella pronuncia siciliana perde la g.

Baarìa è l’approdo più conosciuto di una lunga storia linguistica. Ci sono evidenti tracce puniche in quel bayharia che indicherebbe una zona discendente verso il mare. E sempre una connotazione marina si scorge nell’arabo bahriyya, che indicherebbe una località di mare.

Poco accreditata la versione bab al gerib, un’altra discendenza dalla lingua araba che farebbe riferimento a una suggestiva “porta del vento”. A cavallo tra l’anno 1000 e il 1500 si diffuse la forma Bacharia, trasformatasi man mano in Baiarìa. Da qui a Baarìa il passo è stato davvero breve.