Presentati i restauri degli stucchi di Giacomo Serpotta, nella chiesa di Sant’Orsola, a Palermo. Dopo nove mesi di lavori, tornano a splendere angeli, scheletri e cherubini

Palermo – Dopo nove mesi di lavori sono stati presentati il 7 dicembre i restauri degli stucchi realizzati tra il 1695 e il 1696 dallo scultore Giacomo Serpotta nella chiesa di Sant’Orsola, in via Maqueda 102, a Palermo.L’intervento di recupero, diretto dall’architetto Maurizio Rotolo, responsabile della Soprintendenza ai Beni culturali della Provincia Regionale di Palermo, e condotto da Mauro Sebastianelli, consulente per la conservazione e il restauro dell’Arcidiocesi di Palermo, e’ stato possibile grazie ad una virtuosa sinergia, che ha visto la collaborazione del Rettore della chiesa Don Vincenzo Talluto e della Provincia Regionale di Palermo per il restauro degli stucchi della cappella delle Anime Purganti, e il contributo di Francesco Di Paola, presidente dell’Ente Camposanto di Santo Spirito, per le opere custodite nella cappella di San Girolamo.
”Valorizzare il nostro patrimonio artistico, che vanta espressioni di altissimo livello – commenta il presidente della Provincia, Giovanni Avanti, presente alla santa Messa celebrata in occasione della presentazione dei restauri – equivale ad una valorizzazione continua del nostro territorio, una  mission che portiamo avanti nell’ottica di una crescita culturale complessiva della città. Alla Chiesa Rettoria di Sant’Orsola, in particolare – prosegue Avanti – ci lega una vicinanza territoriale e di fede, ed è per questo che ci siamo impegnati ad effettuare tanti piccoli interventi di restauro, come ad esempio il recupero di alcune parti dell’altare o il restauro del Cristo Redentore del 1500.   
In quest’ottica si inserisce anche il recupero del ciclo serpottiano nella cappella delle Anime Sante del Purgatorio, un lavoro paziente e attento che abbiamo voluto finanziare per poter restituire alla città un’opera nel suo splendore originario, espressione di arte e fede che si intersecano dando nuovo vigore alla forza dell’una e dell’altra”.
Si sono potute così recuperare le eleganti anatomie degli angeli, dei cherubini, le rappresentazioni insolite degli scheletri, e le ricche forme vegetali con differenti tipi di fiori e foglie, figure, volumi e virtuosismi scultorei che prima apparivano totalmente ingrigiti dalla polvere accumulata negli anni, appiattiti e occultati dalle stratificazioni successive.
Per valorizzare ulteriormente la bellezza delle decorazioni serpottiane il progetto ha previsto inoltre l’istallazione di un sistema di illuminazione a L.E.D., che garantisce la conservazione del manufatto e al tempo stesso ne sottolinea tutto il fascino e ne restituisce all’osservatore la pienezza e l’unicità.
I risultati del lavoro di recupero sono stati raccolti in una monografia, a cura dello stesso Sebastianelli e di Pierfrancesco Palazzotto.