Beni confiscati alla mafia: a palazzo Comitini un convegno per nuove proposte. Solo a Palermo 3300 casi. Il dato nazionale e’ a quota 8.446

Palermo, 20 settembre 2010 – 3.300 beni confiscati a Palermo, 5.000 in Sicilia. 8.446 immobili confiscati in tutta Italia, l’83 per cento nelle quattro regioni del Sud: Sicilia (43 per cento), Calabria, Campania e Puglia. Ma anche in Lombardia (7,2 per cento) e Lazio (3,9 per cento). Sono i numeri comunicati nel corso del convegno ”Beni confiscati alla mafia: un’opportunità di sviluppo”, organizzato dall’assessorato alla Legalita’ della Provincia e al quale hanno preso parte magistrati, docenti, amministratori e che ha visto l’intervento del prefetto Mario Morcone, direttore dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.
”Questo convegno – ha sottolineato il presidente, Giovanni Avanti – rappresenta la fase finale della seconda edizione della Carovana dei Diritti e della Legalità e vuole essere un momento di concreto confronto fra addetti ai lavori sul cruciale tema dell’assegnazione e della gestione dei beni confiscati. Togliere il potere economico e finanziario ai boss e restituire questa ricchezza alla comunità rappresenta un’operazione di vitale importanza per sconfiggere la mafia e assicurare al nostro territorio una crescita economica sana e duratura. Per questo oggi abbiamo fatto al prefetto Morcone concrete proposte di modifica della normativa sui beni sequestrati”.
“La nostra bozza di modifica che sottoporremo nei prossimi giorni anche a Governo e Parlamento nazionali – ha spiegato l’assessore alla Legalità, Pietro Alongi – riguarda la possibilità di destinare una parte del Fondo costituito con le somme sequestrate alla mafia alle associazioni, alle onlus e alle cooperative che gestiscono i beni confiscati e che spesso si trovano a dovere ristrutturare immobili in cattive condizioni o comunque ad affrontare lo start up delle attività per le quali hanno ottenuto i beni. Inoltre proponiamo la possibilità che anche i Consorzi tra Comuni possano essere assegnatari dei beni confiscati e l’istituzione di un elenco pubblico e sempre aggiornato attraverso il quale tutti i cittadini possano conoscere i beni assegnati, chi li gestisce e con quali finalità”.
Avanti e Alongi hanno sottolineato l’importanza della nascita dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati con la quale è già iniziata una stretta collaborazione.
“Il voto unanime con il quale il Parlamento ha dato il via all’Agenzia – ha sottolineato il Prefetto Morcone  – è un segnale di grande importanza ma con un organico di trenta persone al momento noi possiamo soltanto essere una sorta di cabina di regia. Per operare in modo incisivo, monitorare sul campo la situazione c’è bisogno di creare sedi nei capoluoghi delle regioni del Sud, Palermo in testa ed aumentare personale e mezzi. In questo senso chiedo un passo ulteriore a Governo e Parlamento, ponendo anche un’ulteriore problematica che stiamo cercando di affrontare nell’immediato. Oltre agli immobili vi sono numerose imprese confiscate, vale a dire, innanzi tutto, posti di lavoro e anche attività imprenditoriali che rappresentano una grande ricchezza per l’economia dei territori. E’ necessario trovare gli strumenti per salvaguardare le imprese e i lavoratori”.
“In questo senso – ha aggiunto Morcone – anche l’Abi (Associazione Bancaria Italiana) deve fare la sua parte sia nella cancellazione dei mutui fittizi stipulati nell’imminenza dei sequestri che nell’eliminare paradossi come quelli di negare un mutuo al dipendente di un’impresa sequestrata alla mafia. Il caso di VerbumCaudo per il quale si sta spendendo anche la Provincia è emblematico. Una sua vendita sarebbe un segnale drammatico per tutti e va assolutamente evitata”.
Al convegno organizzato sotto l’Alto Patrocinio del Senato della Repubblica in collaborazione con la Fondazione “Centro Siciliano di Studi sulla Giustizia”, il Cidma (Centro di Documentazione sulle Mafie) e la Scuola Superiore Pubblica Amministrazione Locale, sono intervenuti Giuseppe Caruso, Prefetto di Palermo, Raimondo Cerami, sostituto procuratore presso la Corte d’Appello di Palermo, Claudio Dall’Acqua, presidente del Tribunale di Caltanissetta, Pietro Errede, giudice del Tribunale di Bari, Roberto Passalacqua, giudice del Tribunale di Catania, Antonio Scaglione, professore ordinario di Diritto Processuale Penale presso l’Università degli Studi di Palermo, Cesare Vincenti, presidente di sezione presso il Tribunale di Palermo, Costantino Visconti, professore di Diritto Penale presso l’Università di Palermo. I lavori sono stati moderati da Lucio Guardino (direttore del Consorzio Sviluppo e Legalità). Al termine si è svolta una degustazione di pietanze a cura dello chef Natale Giunta, realizzata con prodotti provenienti dalle terre confiscate alla mafia e dal circuito Pizzo Free.