Giovanni Lentini, un palermitano a Milano. Dal 20 aprile a palazzo S.Elia la mostra di un artista dimenticato

Palermo – La città ritrova un ”suo” artista dimenticato. I saloni del piano  nobile di palazzo Sant’Elia ospitano dal 20 aprile al 15 maggio la mostra Giovanni Lentini (1882-1948). Un palermitano a Milano, promossa dalla Provincia regionale di Palermo, curata da Maria Antonietta Spadaro su progetto di Athena Antichita’, dei fratelli Michele e Stefano Tortorici, che – in collaborazione con la sorella Emanuela – hanno realizzato l’allestimento. L’esposizione sara’ inaugurata il 20 aprile alle 18.30 dal presidente della Provincia Giovanni Avanti.

“I dipinti di Giovanni Lentini – afferma il Presidente Avanti –  ci riportano alla grandezza e al periodo felice della pittura siciliana tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, con tutta la sensibilità stilistica e la profondità dei temi di un’epoca densa di tensioni e ricca di fermenti e di contaminazioni artistiche. Con questa mostra la Provincia  riconferma il proprio impegno nella riscoperta e valorizzazione della grande arte siciliana”.  
La mostra propone circa 120 opere provenienti da collezioni private di Palermo e Milano, con documenti e dipinti inediti, che offrono l’occasione di scoprire un artista e la sua pittura straordinariamente preziosa per intensità luminose nei paesaggi, negli interni, nei ritratti, nei soggetti più vari.
Figlio del più noto Rocco Lentini, autore di tante opere e importanti decorazioni in edifici di Palermo, come il Teatro Massimo e il Politeama Garibaldi, Giovanni Lentini, nato a Palermo il 29 aprile 1882, si trasferì a ventisei anni a Milano, dopo aver vinto la cattedra di Pittura all’Accademia di Brera. Tornò a Palermo solo in poche occasioni svolgendo la sua intensa attività di docente e di pittore nel capoluogo lombardo.
E’ stato un artista che, avendo operato dai primi del XX secolo al 1948 – anno della sua morte – ha attraversato un periodo travagliato della nostra storia, lasciandoci opere di rara raffinata qualità. Negli anni giovanili trascorsi a Palermo ebbe modo di frequentare, collaborando con il padre Rocco,  il vivace ambiente artistico dominato da figure quali Ernesto Basile e i grandi artisti dell’epoca, Catti, Lo Jacono, De Maria Bergler.
“Giovanni Lentini – scrive nell’introduzione al catalogo Maria Antonietta Spadaro –  non si allontanò mai da una pittura figurativa legata a ben salde tradizioni pittoriche, pur riuscendo ad esprimere con modernità le inquietudini di un periodo storico travagliato da conflitti bellici e sconvolgimenti ideologici, anche drammatici. Egli seppe rendere e coniugare, sempre con equilibrio ed estremo garbo, il proprio personale universo e il mondo esterno, in opere dove, dal silenzio di paesaggi montani agli interni, rivelatori di intime esistenze, dalle scene militari ai ritratti, dagli atelier d’artista alle operaie in fabbrica, si svelano gli aspetti di un’epoca”.
 
 
L’invenzione delle reti mimetiche
Il percorso artistico di Giovanni Lentini venne inoltre segnato dalla sua partecipazione ai teatri bellici del Carso  per la Prima guerra mondiale.
Durante la guerra si fece notare per alcuni dipinti ispirati a scene militari, ma soprattutto per le sue nuovissime concezioni delle reti mimetiche per il mascheramento di opere e mezzi militari, la cui importanza si manifestò maggiormente col progredire dell’aviazione, ed è stata confermata dal vastissimo uso fattone nel secondo conflitto mondiale su tutti i teatri di combattimento. L’invenzione nacque nel 1917 quando il giovane Lentini  era addetto al Comando del Genio della Terza Armata di stanza a Cervignano, sul Fronte del Carso. Per le sue doti disegnative, in qualità di ufficiale addetto al rilevamento delle postazioni dell’artiglieria nemica, aveva l’incarico di realizzare schizzi su quanto osservato.
Il mascheramento delle postazioni militari allora usato era molto rudimentale e quindi poco efficace; si attuava ricoprendo cannoni o altro con rami e frasche. Lentini, riflettendo probabilmente sul naturale mimetismo di tante specie animali, un giorno pensò di utilizzare delle reti, che alcuni pescatori avevano abbandonato sulle rive dell’Isonzo, quindi vi applicò dei trucioli di pioppo, che dipinse con diversi colori naturali. Le reti, disposte sui cannoni, li rendevano del tutto invisibili dai sistemi di rilevazione sia terrestri che aerei. L’invenzione delle reti mimetiche gli valse la Croce al Merito di Guerra e una medaglia di bronzo. La mostra di palazzo S.Elia riporta documenti fotografici delle reti mimetiche di Lentini.
 
La mostra resterà aperta fino al 15 maggio dal martedì al sabato dalle 10,30 alle 19, la domenica dalle 10 alle 13. Lunedì chiusura. Ingresso libero. Il catalogo edito dal Gruppo Editoriale Kalós sarà disponibile in mostra ed in libreria.
 
nelle foto: alcune delle opere di Giovanni Lentini esposte a Palazzo Sant’Elia al 20 aprile