IN ALLESTIMENTO A PALAZZO SANT’ELIA LA MOSTRA SUL ‘700 SICILIANO: RITRATTI, PALE D’ALTARE, ARREDI, SUPPELLETTILI, COLLAGES, DISEGNI PER RACCONTARE UN SECOLO TRA SACRO E PROFANO

Palermo, 23 dicembre 2008 – Un secolo – il ‘700 – raccontato attraverso un centinaio di opere, firmate per la maggior parte dagli artisti siciliani più apprezzati per le committenze del clero e dell’aristocrazia. Un viaggio nella cultura e nello spirito dell’epoca, che nell’isola coincise con la celebrazione della devozione e della fede cattolica, tradotta nelle forme e nello stile di un nuovo barocco, contaminato dagli influssi del primo neoclassicismo accademico. Un’antologia di esperienze sacre e profane, che tuttavia si fondono nell’ideale del divino, perché vita e successi mondani, la potenza stessa dei casati blasonati altro non erano, nella concezione del tempo, che riflesso della magnificenza di Dio. Tema dominante del secolo, nonostante lo sviluppo pervasivo del pensiero illuminista, che ben si riassume nell’espressione ad maiorem Dei gloriam, motto non ufficiale dell’Ordine dei gesuiti.

 

E’ sotto queste insegne che si articola la mostra “Il ‘700 ritrovato a Palazzo Sant’Elia – Le collezioni della galleria regionale di Palazzo Abatellis”. L’esposizione, promossa e organizzata dalla Provincia regionale di Palermo con Palazzo Abatellis, l’Assessorato regionale ai Beni culturali, Ambientali e Pubblica istruzione e il Dipartimento regionale ai Beni culturali, Ambientali e all’Educazione permanente, apre al pubblico (con ingresso ad inviti) il 22 dicembre, alle 17.30; in programma anche un concerto per archi. Per tutti i visitatori, dalle 9:30 del 24 dicembre,  ingresso libero e gratuito.  La mostra potrà essere visitata fino al 22 febbraio, dalle 9:30 alle 13.30 e dalle 16 alle 20, compresi le domeniche e i giorni festivi. Chiusura settimanale il lunedì. Palazzo sant’Elia è in via Maqueda 81. Curata da Vincenzo Abbate e Giulia Davì, rispettivamente già direttore e attuale direttrice di Palazzo Abatellis, in qualità di responsabili del coordinamento scientifico, la mostra raccoglie le opere pittoriche conservate a Palazzo Abatellis, nella ‘stanza dei tesori’, e mai esposte al pubblico negli ultimi 60 anni. Si tratta dei quadri trasferiti dal Museo nazionale di Palermo, oggi Museo regionale archeologico Salinas, a palazzo Abatellis, tra il 1953 e il 1954. Nei decenni passati e sino a poco tempo addietro si è spesso discusso di uno spazio espositivo per questa collezione e già nel 1937 il critico d’arte Maria Accascina, dalle colonne del “Giornale di Sicilia”, segnalava che erano trascorsi diversi anni dall’ultima esposizione dei dipinti del ‘700 palermitano e che sarebbe stato opportuno individuare una sede adeguata per mostrarli. 

 

Ma oltre alle pitture, tra cui spiccano i ritratti e le imponenti pale d’altare, l’allestimento comprende disegni di pitture (ovvero studi preparatori per opere successive), disegni su carta e disegni di architetture, collages che raffigurano ambienti interni domestici e scene di vita quotidiana, realizzati con l’utilizzo di vari materiali, tra cui la stoffa, mobili, arredi e suppellettili presenti nelle dimore aristocratiche settecentesche (c’è anche l’ambientazione dell’alcova del piano nobile di Sant’Elia). Rivive dunque l’atmosfera dell’epoca, gli sfarzi e i vezzi che amava concedersi l’aristocrazia, in una corsa forsennata verso l’affermazione sociale, il primato del prestigio, la supremazia assoluta del blasone.
 “Palazzo Sant’Elia – commenta il presidente della Provincia, Giovanni Avanti – è uno degli esempi meglio riusciti dell’architettura privata del ‘700 a Palermo, e oggi, in questo ricchissimo allestimento ritrova per così dire la sua vocazione, in una simbiosi perfetta tra contenitore e contenuto. Lo spirito del ‘700 è rievocato nei suoi aspetti più significativi, non solo per l’ambientazione prescelta, ovvero Palazzo Sant’Elia, ma anche dal punto di vista dell’ideale ricostruzione della Palermo del XVIII secolo, che proprio in via Maqueda confermava il suo centro nevralgico, il fulcro topografico e artistico della sua età dell’oro.
“L’amministrazione provinciale – sottolinea Avanti – prosegue nel percorso intrapreso per avvicinare i cittadini del territorio all’arte e alla cultura, non solo come valore aggiunto nella vita quotidiana di una comunità, ma come elemento fondante nella nostra identità, come occasione di crescita e di sviluppo, sociale ed economico. In questa direzione la sinergia tra enti ed istituzioni può favorire il confronto tra idee e proposte e diventare un vero e proprio ‘metodo’ di lavoro, improntato al dialogo e alla collaborazione”.  
“Ho fortemente creduto in questa esposizione – commenta l’assessore regionale ai Beni culturali, Ambientali e Pubblica istruzione, Antonello Antinoro –  accogliendo l’indicazione del Presidente Avanti, perché ritengo che la Cultura debba coinvolgere tutte le istituzioni e, attraverso un lavoro sinergico, può essere valorizzata nel migliore dei modi. La mostra – aggiunge Antinoro – rappresenta un esperimento che spero possa essere ripetuto in futuro, in quanto aggiunge certamente un importante tassello al progetto di diffusione e promozione della cultura portato avanti dalle istituzioni”.

 

Nei raffinati saloni del Palazzo di via Maqueda, sotto le volte affrescate che fanno da suggestivo controcanto ai quadri in mostra, l’allestimento si spiega secondo un ordine cronologico, abbracciando tutto il ‘700. La stragrande maggioranza degli autori sono siciliani, alcuni dei quali cresciuti artisticamente nell’accademia romana di S.Luca e attivi nella cerchia del cardinale Ottoboni – tra i più munifici mecenati dell’epoca – dove operavano Sebastiano Conca e Francesco Trevisani, veri e propri capiscuola presenti anche nell’esposizione di Sant’Elia. Ci sono i palermitani Olivio Sozzi e Gaspare Serenario, Filippo Randazzo e Pietro Paolo Vasta, rispettivamente di Nicosia e Acireale. E ancora, Francesco Tancredi, Giuseppe Velasco, Vito D’Anna, Corrado Giaquinto, Gioacchino Martorana, Antonio Manno, Nicolò Palma, Andrea Gigante, Guglielmo Borremans, fiammingo di nascita ma profondo conoscitore della Sicilia, dove soggiornò e lavoro a lungo. 

 

Le acquisizioni della galleria di Palazzo Abatellis si sviluppano lungo due binari:  le opere di soggetto sacro provengono da chiese, vescovati e conventi, mentre le opere a tema laico erano originariamente custodite nei palazzi della nobiltà. Tra queste, particolarmente significativi sono i ritratti, che documentano le ambizioni e la scala di valori di un’epoca, ma allo stesso tempo svelano anche alcuni dei connotati più forti che avrebbero caratterizzato il secolo successivo, ovvero la progressiva, prima silente poi sempre più imperiosa, crescita della borghesia. Come testimonia il ritratto di Giuseppe Malvica, proprietario della fabbrica di ceramiche lungo lo stradone che conduceva a Monreale. La sua famiglia è tra i protagonisti della mostra di Sant’Elia, che ne ospita due ritratti, alcuni pezzi prodotti dal laboratorio, una pittura della dimora, la villa alla Rocca costruita impegnando le rendite fondiarie e mercantili, con l’obiettivo di dare una “veste” architettonica al denaro e al favore sociale, tradotti nel titolo acquisito da Malvica di barone di Villanova.
Sulla stessa lunghezza d’onda si inquadrano i ritratti della regina Maria Carolina, di Giacomo Serpotta, di Ignazio Marabitti, di don Pietro Moncada.
Altro filone è quello religioso, dove tuttavia è possibile scorgere lo stesso “spirito del tempo”, la stessa imperante ritualità, l’attenzione per la forma, i toni del trionfo, segno di un rapporto con Dio votato all’esteriorità, vissuto più in una dimensione di religione collettiva, di massa, tipica del cattolicesimo nel ‘700, che all’individualismo dei protestanti. Complesse e diversificate sono, in questo ambito, le iconografie rappresentate: dal Battesimo di Cristo del Borremans al Paradiso di Giaquinto, dall’Allegoria della salvazione di Randazzo al Trionfo della fede di Serenario, dalla Sacra Famiglia (di autore ignoto) all’Ascesa delle anime di D’Anna, dalla Madonna del Rosario di Sozzi alle tante raffigurazioni dei Santi: il Martirio di S.Caterina, attribuito infine a Trevisani, la Visione di S.Cecilia, di Manno, il S.Ignazio depone la spada, di Mariano Rossi.

 

Nel comitato Scientifico: Giulia Davì, Vincenzo Abbate, Mariny Guttilla, Diana Malignaggi, Eliana Mauro, Maurizio Rotolo, Ettore Sessa. Organizzazione e allestimento di Eliana Mauro, Maurizio Rotolo, Marcello Agolino, Andrea Chiaramonte Bordonaro, Santo Cillaroto, Calogero Cordaro, Augusto Fiorito, Riccardo Giannuzzi Savelli, Franco Orecchio, Salvatore Pagano, Milena Pasqualino, Giuseppe Kago.

Nel catalogo, testi critici di Giulia Davì, Vincenzo Abbate, Diana Malignaggi, Eliana Mauro, Ettore Sessa, Giovanni Mendola, Maurizio Rotolo, Santina Grasso, Mariny Guttilla, Elvira D’Amico, Massimiliano Marafon Pecoraro.

 

nella foto, “Sant’Ignazio di Loyola depone la spada ai piedi della Vergine”, di Mariano Rossi