Palermo, 19 ottobre 2007 – La Provincia ricorda la Strage del pane, il tragico evento del 19 ottobre del ’44 in cui persero la vita 24 palermitani che manifestavano pacificamente per il caro vita sui marciapiedi di via Maqueda. La cerimonia di commemorazione si è tenuta nell’atrio di Palazzo Comitini, dove una lapide – installata per volere dell’amministrazione Musotto nel ’94 – ricorda i nomi delle vittime colpite dall’esercito, soprattutto ragazzi e bambini.
I rappresentanti della Provincia hanno deposto una corona di alloro ai piedi della grande targa in marmo: erano presenti l’assessore ai Diritti Umani, Giuseppe Colca, il presidente del Consiglio provinciale, Maurizio Gambino, il vice Giuseppe Badalì, Gaetano Balistreri, unico sopravvissuto alla strage, gli storici Lino Buscemi e Giuseppe Scianò, Franco Carollo, presidente dell’associazione “Leggere Palermo”, Valerio Midolo, fratello di Erasmo, uno dei giovani rimasti uccisi.
“La strage del pane – sottolinea il presidente della Provincia, Francesco Musotto – è una delle pagine più amare della nostra storia, ma proprio per questo è importante che la memoria non venga perduta. La cerimonia che da anni la Provincia dedica a quei tragici fatti, dunque, è un appuntamento fondamentale non solo per la conoscenza e la consapevolezza del nostro passato, ma anche sul piano della pietà umana: il processo per i responsabili fu una farsa, le famiglie delle vittime non ebbero un giusto risarcimento. Solo con il ricordo possiamo onorare le donne, gli uomini, i bambini che persero la vita per un diritto negato”.
Tra i presenti a palazzo Comitini, anche Bruno Pomara, neolaureato in Storia, che ha presentato la sua tesi dal titolo “La rivolta del pane – Palermo, 19 ottobre ‘44”. Lo studio, partendo dall’analisi economica del contesto in cui i fatti di via Maqueda maturarono e si svilupparono, è stata realizzata con la preziosa collaborazione di esperti e testimoni dell’accaduto.
Le cause, le responsabilità, la dinamica di quel 19 ottobre sono stati ricordati con racconti e riflessioni: il clima di pesante intolleranza contro ogni forma di azione popolare, che ancora si respirava nonostante la caduta del Fascismo; la cosiddetta ‘circolare Roatta’, che ordinava di sparare ad altezza d’uomo in caso di adunanza popolare sediziosa; l’incompetenza dei vertici militari e politici, che per inesperienza o superficialità si lasciarono prendere dal panico e non capirono o non vollero capire la natura pacifica della protesta; la censura che colpì inesorabilmente la memoria collettiva, già il giorno dopo la strage; il processo di rimozione, storica e politica, che fu avviato subito dopo la Liberazione, per cercare di seppellire nell’oblio un evento drammatico ma orfano di padrini e bandiere.
I rappresentanti della Provincia hanno deposto una corona di alloro ai piedi della grande targa in marmo: erano presenti l’assessore ai Diritti Umani, Giuseppe Colca, il presidente del Consiglio provinciale, Maurizio Gambino, il vice Giuseppe Badalì, Gaetano Balistreri, unico sopravvissuto alla strage, gli storici Lino Buscemi e Giuseppe Scianò, Franco Carollo, presidente dell’associazione “Leggere Palermo”, Valerio Midolo, fratello di Erasmo, uno dei giovani rimasti uccisi.
“La strage del pane – sottolinea il presidente della Provincia, Francesco Musotto – è una delle pagine più amare della nostra storia, ma proprio per questo è importante che la memoria non venga perduta. La cerimonia che da anni la Provincia dedica a quei tragici fatti, dunque, è un appuntamento fondamentale non solo per la conoscenza e la consapevolezza del nostro passato, ma anche sul piano della pietà umana: il processo per i responsabili fu una farsa, le famiglie delle vittime non ebbero un giusto risarcimento. Solo con il ricordo possiamo onorare le donne, gli uomini, i bambini che persero la vita per un diritto negato”.
Tra i presenti a palazzo Comitini, anche Bruno Pomara, neolaureato in Storia, che ha presentato la sua tesi dal titolo “La rivolta del pane – Palermo, 19 ottobre ‘44”. Lo studio, partendo dall’analisi economica del contesto in cui i fatti di via Maqueda maturarono e si svilupparono, è stata realizzata con la preziosa collaborazione di esperti e testimoni dell’accaduto.
Le cause, le responsabilità, la dinamica di quel 19 ottobre sono stati ricordati con racconti e riflessioni: il clima di pesante intolleranza contro ogni forma di azione popolare, che ancora si respirava nonostante la caduta del Fascismo; la cosiddetta ‘circolare Roatta’, che ordinava di sparare ad altezza d’uomo in caso di adunanza popolare sediziosa; l’incompetenza dei vertici militari e politici, che per inesperienza o superficialità si lasciarono prendere dal panico e non capirono o non vollero capire la natura pacifica della protesta; la censura che colpì inesorabilmente la memoria collettiva, già il giorno dopo la strage; il processo di rimozione, storica e politica, che fu avviato subito dopo la Liberazione, per cercare di seppellire nell’oblio un evento drammatico ma orfano di padrini e bandiere.