ORIGINE E STORIA DEI BAGNI DI CEFALA’ DIANA – IL 20 SETTEMBRE PRESENTAZIONE DEL PROGETTO DI RICERCA E VISITA GUIDATA

Palermo 19 settembre 2007 – Una rilettura generale del complesso monumentale dei Bagni di Cefalà Diana, struttura risalente all’età normanna. E’ questo l’obiettivo del progetto quadriennale di ricerca “Le terme di Cefalà Diana e il territorio circostante” i cui primi risultati saranno presentati il 20 settembre alle ore 17 nel corso di una conferenza presso i Bagni. Nell’occasione è prevista anche una visita guidata alla struttura che sorge nell’area dell’omonima riserva naturale gestita dalla Provincia. Un appuntamento previsto nel programma di Provincia in Festa e organizzato dall’assessorato provinciale ai beni culturali guidato da Giuseppe Colca. Parteciperanno il Presidente della Provincia Francesco Musotto, l’assessore Giuseppe Colca, la Soprintendente ai beni culturali Adele Mormino, Luigi Calderone sindaco di Cefalà Diana, Francesca Spatafora dirigente del servizio beni archeologici della Soprintendenza, Marilyn Nicoud direttore degli studi medievali della Ecole Francais de Rome, Maurizio Rotolo Dirigente della Soprintendenza ai beni culturali della Provincia. Già da circa un ventennio sui Bagni di Cefalà Diana è stato avviato un percorso di ricostruzione storico-filologica.
Gli esiti delle indagini archeologiche dell’inizio degli anni ’90, affidate ad Alessandra Bagnera dalla Soprintendenza ai Beni culturali di Palermo, hanno posto in primo luogo il problema della cronologia ed hanno evidenziato la necessità di riconsiderare il monumento attraverso un approccio pluridisciplinare. D’intesa con la stessa Soprintendenza, l’École française de Rome ha finanziato un progetto quadriennale di ricerca su “Le terme di Cefalà Diana e il territorio circostante”, al quale quest’anno si è affiancata la Provincia, assessorato ai beni culturali, con un finanziamento finalizzato al rilievo ed all’indagine della fascia epigrafica.
 Il progetto è stato affidato ad un équipe interdisciplinare coordinata da Alessandra Bagnera, archeologa islamista e da Annliese Nef, storica medievista; Rosa Di Liberto è responsabile dell’analisi storico- architettonica dell’edificio ed Elena Pezzini cura lo studio della ceramica medievale. Il gruppo si avvale inoltre di diverse professionalità che affrontano alcuni aspetti peculiari della ricerca. Lo scopo è quello di pubblicare una monografia sui Bagni di Cefalà Diana che fornisca una rilettura complessiva del celebre monumento, fornendo uno strumento indiretto, ma fondamentale, per la comprensione e valorizzazione di una così peculiare testimonianza del patrimonio storico-artistico dell’isola.
Situato tra le pendici del Monte Chiarastella e il vicino fiume Bagni, lungo l’antica via di collegamento fra Palermo e Agrigento, il complesso dei Bagni di Cefalà Diana comprende un edificio termale – ascrivibile, almeno nella sua versione monumentale ad età normanna – due costruzioni più tarde ad esso vicine ed un mulino a ruota orizzontale ubicato nelle immediate vicinanze.
L’edificio dei Bagni si presenta come una robusta costruzione di forma quadrangolare,  addossata ad uno sperone roccioso da cui sgorga una fonte di acqua calda (35,8°-38°), sfruttata fino a tempi recentissimi per le sue virtù terapeutiche. All’interno, il grande ambiente rettangolare è diviso in due parti disuguali da un diaframma murario su cui si aprono tre archi che poggiano su colonne in marmo e capitelli di terracotta. Tale struttura isola visivamente la piccola vasca, su cui versano direttamente le acque termali, dalla grande piscina delimitata da tre gradoni. Una serie di piccole nicchie in mattoni, ricavate nello spessore murario con funzione di armadi, scandiscono il ritmo delle pareti. La presenza di una rara iscrizione araba in caratteri cufici che decora le sue facciate ha indotto a ritenere che l’edificio risalisse all’età islamica al punto che, ancora oggi, esso è comunemente conosciuto come “Terme arabe”. Tuttavia, nella storia degli studi la sua datazione ha oscillato dall’età romana  a quella tardo – normanna.
Dal punto di vista funzionale, l’impianto di Cefalà coincide con ciò che l’arabo definisce come hamma, termine collegato specificatamente al calore dell’acqua e alle sue virtù terapeutiche distinguendolo dallo hammam, il bagno riscaldato artificialmente. La tipologia e l’ottimo stato di conservazione sottolineano che ci troviamo di fronte ad un esempio unico in Sicilia, estremamente importante per la conoscenza di un aspetto del medioevo siciliano a tutt’oggi privo di studi sistematici, ma non solo. Più in generale, il valore documentario di questa isolata testimonianza di architettura aulica extraurbana risiede infatti anche nella sua anteriorità rispetto agli esempi medievali di bagni termali noti in Italia peninsulare, una anteriorità che pone in risalto il probabile nesso istituibile tra la precoce rinascita in Sicilia delle pratiche legate al termalismo e l’essere stata l’isola, per più di due secoli, parte integrante del mondo islamico.