Palermo, 9 luglio 2007 – E’ stato consegnato il cantiere per la sistemazione dell’itinerario archeologico subacqueo nei fondali della cala della Kalura, a Cefalù. Gli interventi, che verranno avviati in questi giorni, sono finanziati dall’Aapit (Azienda autonoma provinciale per l’incremento turistico di Palermo), sulla base del progetto esecutivo elaborato dall’architetto Stefano Zangara, della Sovrintendenza Regionale ai Beni culturali e ambientali, e verranno effettuati dalla ditta “Ares” di Ravenna, specializzata in ricerche e servizi nel settore archeologico.
La prima fase dei lavori durerà una settimana, altri 20 giorni saranno necessari per completare tutto l’allestimento: così una delle località balneari più suggestive della costa palermitana sarà pronta per accogliere operatori e appassionati di immersioni subacquee, con il suo patrimonio di reperti scoperti e recuperati negli ultimi quindici anni nel corso di numerose campagne di scavi e ricognizioni.
“Si concretizza – dichiara Salvatore Sammartano, presidente dell’Aapit e assessore al Turismo della Provincia regionale di Palermo – un progetto che da tempo portiamo avanti con altre istituzioni presenti sul territorio. Grazie soprattutto alla collaborazione con la Sovrintendenza regionale, con l’Ufficio circondariale marittimo di Termini Imerese e l’Ufficio locale marittino di Cefalù – aggiunge Sammartano – sarà possibile intervenire in tempi rapidi, nel pieno rispetto del contesto naturalistico nel quale sono inseriti i lavori e con grande attenzione alle dotazioni di sicurezza necessarie a garantire i visitatori”.
Particolarmente affascinante è la storia di questo antico scampolo di litorale: dai vari “sondaggi” è emerso infatti che quest’area era frequentata come luogo di approdo e di ancoraggio, come testimoniano le tracce di numerosi naufragi e i reperti risalenti fino al V secolo a.C. Una storia affascinante ma anche piuttosto complessa: agli inizi degli anni ’90, infatti, le indagini e i molti ritrovamenti (in particolare frammenti di ceramica e i resti di impalcature in legno) fecero pensare alla presenza di un relitto, forse di epoca bizantina, lungo almeno 35 metri e largo 6. Ma già pochi anni dopo l’allora sezione archeologica della Sovrintendenza verificò che non si trattava dei resti di una nave ma di una struttura portuale artificiale, allineata in senso perpendicolare alla costa, lunga circa 50 metri e larga 15.
In particolare le impalcature in legno, resti dei pali piantati sul fondo prevalentemente sabbioso, rivelarono la funzione di vero e proprio molo di attracco, databile tra il IV e l’VIII secolo d.C. Alla stessa epoca furono attribuite le ceramiche e le cinque monete in bronzo recuperate.
La zona conobbe poi un altro periodo di prosperità commerciale parecchi secoli dopo, nel 1700, sotto il viceregno di Vittorio Emanuele Filiberto.
Oggi quelle testimonianze rivivono nel percorso subacqueo della Kalura, concentrate in un’area di circa 800 metri quadrati a non più di 10 metri di distanza l’una dall’altra. Gli “esploratori” potranno seguire il tracciato grazie a specifiche segnalazioni e ad un circuito di circa 20 “picchetti” (tra gli altri, resti di anfore, ceramiche, legno) corredati da tabelle, schede esplicative, immagini grafiche e fotografie. I visitatori potranno usufruire inoltre di guide a tema realizzate con materiale impermeabile, come veri e propri viaggiatori a spasso – con tanto di mappe – tra i monumenti di antiche civiltà.
Il reperto più profondo si trova a 4 metri e mezzo e potrà essere raggiunto dai sub dotati di un brevetto di primo livello, mentre per visionarlo sarà sufficiente nuotare in superficie con il boccaglio (in gergo, snorkeling).
Per facilitare le operazioni di immersione ci saranno due punti di partenza o di arrivo: uno a terra, per immergersi anche senza l’ausilio di un’imbarcazione d’appoggio; l’altro individuato dal gavitello d’ormeggio.
La risalita lungo la catena della boa di ancoraggio, in prossimità del I reperto, permetterà poi di ammirare la fauna e la flora marine circostante.
La prima fase dei lavori durerà una settimana, altri 20 giorni saranno necessari per completare tutto l’allestimento: così una delle località balneari più suggestive della costa palermitana sarà pronta per accogliere operatori e appassionati di immersioni subacquee, con il suo patrimonio di reperti scoperti e recuperati negli ultimi quindici anni nel corso di numerose campagne di scavi e ricognizioni.
“Si concretizza – dichiara Salvatore Sammartano, presidente dell’Aapit e assessore al Turismo della Provincia regionale di Palermo – un progetto che da tempo portiamo avanti con altre istituzioni presenti sul territorio. Grazie soprattutto alla collaborazione con la Sovrintendenza regionale, con l’Ufficio circondariale marittimo di Termini Imerese e l’Ufficio locale marittino di Cefalù – aggiunge Sammartano – sarà possibile intervenire in tempi rapidi, nel pieno rispetto del contesto naturalistico nel quale sono inseriti i lavori e con grande attenzione alle dotazioni di sicurezza necessarie a garantire i visitatori”.
Particolarmente affascinante è la storia di questo antico scampolo di litorale: dai vari “sondaggi” è emerso infatti che quest’area era frequentata come luogo di approdo e di ancoraggio, come testimoniano le tracce di numerosi naufragi e i reperti risalenti fino al V secolo a.C. Una storia affascinante ma anche piuttosto complessa: agli inizi degli anni ’90, infatti, le indagini e i molti ritrovamenti (in particolare frammenti di ceramica e i resti di impalcature in legno) fecero pensare alla presenza di un relitto, forse di epoca bizantina, lungo almeno 35 metri e largo 6. Ma già pochi anni dopo l’allora sezione archeologica della Sovrintendenza verificò che non si trattava dei resti di una nave ma di una struttura portuale artificiale, allineata in senso perpendicolare alla costa, lunga circa 50 metri e larga 15.
In particolare le impalcature in legno, resti dei pali piantati sul fondo prevalentemente sabbioso, rivelarono la funzione di vero e proprio molo di attracco, databile tra il IV e l’VIII secolo d.C. Alla stessa epoca furono attribuite le ceramiche e le cinque monete in bronzo recuperate.
La zona conobbe poi un altro periodo di prosperità commerciale parecchi secoli dopo, nel 1700, sotto il viceregno di Vittorio Emanuele Filiberto.
Oggi quelle testimonianze rivivono nel percorso subacqueo della Kalura, concentrate in un’area di circa 800 metri quadrati a non più di 10 metri di distanza l’una dall’altra. Gli “esploratori” potranno seguire il tracciato grazie a specifiche segnalazioni e ad un circuito di circa 20 “picchetti” (tra gli altri, resti di anfore, ceramiche, legno) corredati da tabelle, schede esplicative, immagini grafiche e fotografie. I visitatori potranno usufruire inoltre di guide a tema realizzate con materiale impermeabile, come veri e propri viaggiatori a spasso – con tanto di mappe – tra i monumenti di antiche civiltà.
Il reperto più profondo si trova a 4 metri e mezzo e potrà essere raggiunto dai sub dotati di un brevetto di primo livello, mentre per visionarlo sarà sufficiente nuotare in superficie con il boccaglio (in gergo, snorkeling).
Per facilitare le operazioni di immersione ci saranno due punti di partenza o di arrivo: uno a terra, per immergersi anche senza l’ausilio di un’imbarcazione d’appoggio; l’altro individuato dal gavitello d’ormeggio.
La risalita lungo la catena della boa di ancoraggio, in prossimità del I reperto, permetterà poi di ammirare la fauna e la flora marine circostante.